I dieci migliori film sovietici e russi degli anni Novanta (VIDEO)

Vladimir Menshov/Mosfilm, 1995
Il decennio si apre con il crollo dell’Urss, dopo il quale ha inizio un periodo drammatico della storia nazionale, fatto di violenza e criminalità diffusa, povertà e insicurezza, e tutti questi temi si riflettono in meravigliose pellicole. Ma è anche il momento in cui il cinema inizia a lavorare sul passato, e a cercare le radici profonde delle attuali sofferenze

1 / “Taxi Blues” (1990)

Durante una delle sue corse, il tassista Ivan Shlykov, un austero uomo sovietico, incontra Aleksej Seliverstov, sassofonista blues dalle scarse fortune. Arrivati a destinazione, il musicista inganna Ivan e scappa. L’autista lo insegue, ma scopre che Aleksej non ha nulla, a parte il suo strumento musicale, e decide di ospitarlo a casa. Nasce così un’amicizia tra due uomini tanto diversi che non sospettano dove il loro rapporto li possa condurre.

Il tema che attraversa tutto il film è la condizione transitoria della Russia, quando l’Unione Sovietica era sull’orlo del collasso (l’Urss crollò ufficialmente un anno dopo, ma il processo era già in corso) e nessuno capiva come sarebbe andata la vita in seguito. La pellicola, i cui protagonisti sono un uomo all’antica e uno in attesa della svolta, è senza dubbio rappresentativa del Paese in quel periodo.

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2 / “Sole ingannatore” (1994)

Sergej Kotov è un komdiv (comandante di divisione dell’Armata Rossa) ed è in vacanza con la famiglia nella sua dacia. È l’estate del 1936, proprio alla vigilia del picco delle repressioni di massa. Il protagonista e i suoi parenti sono riusciti a mantenere lo stile di vita di prima della Rivoluzione e sognano di poter vivere così per sempre. Tuttavia, l’idillio finisce quando alla porta di casa si presenta un ospite inatteso…

Attraverso l’esempio di una famiglia dell’intellighenzia, il regista Nikita Mikhalkov è riuscito a mostrare come le repressioni staliniane abbiano rovinato la vita delle persone. “Sole ingannatore” (in originale “Utomljonnye solntsem”, ossia “Spossati dal sole”) parla della macchina totalitaria sovietica e ha ricevuto nel 1995 l’Oscar come miglior film in lingua straniera, oltre ad aver vinto numerosi altri premi internazionali.

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3 / “Osobennosti natsionalnoj okhoty” (1995)

Il finlandese Raivo, protagonista della storia, studia le usanze e le tradizioni russe per poi scrivere un libro sul tema e convince il suo amico Zhenja ad aiutarlo a partecipare a una battuta di caccia. I due radunano un gruppo di cacciatori russi e vanno nei boschi. Tuttavia, più passa il tempo e più Raivo comprende che per un russo il processo stesso della caccia non è di primaria importanza. Ben presto, tutto ciò che accade perde completamente di senso.

Il film (traducibile in italiano come “Peculiarità della caccia nazionale”) gioca abilmente con gli stereotipi sulle grandi passioni russe, come la vodka, la banja, gli orsi e così via. Eppure, dietro alle situazioni grottesche rappresentate nel film si celano profonde allusioni alla società russa. Molti critici sostengono che questa pellicola sia un “ritratto dell’anima nazionale”.

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4 / “Shirli-myrli” (1995)

In Jacuzia viene trovato un diamante talmente grande che non solo potrebbe coprire interamente il debito estero del Paese, ma anche garantire a tutti gli abitanti della Russia “una vacanza di tre anni alle isole Canarie”. Naturalmente, tutti vorrebbero entrare in possesso di tale gioiello. Vasilij Krolikov, ladro recidivo, lo ruba e tutti, dal governo alla mafia, si lanciano all’inseguimento dell’uomo.

Questo film, come molti altri degli anni Novanta, dipinge un ritratto dell’epoca: la crisi del potere, delle Forze dell’ordine, dei gusti e delle visioni del mondo. Lo sceneggiatore Vitalij Moskalenko ha descritto così la filosofia della pellicola: “Il capitalismo è divertente. È divertente quando sopravvivi”.

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5 / “Il prigioniero del Caucaso” (1996)

Durante la guerra caucasica del XIX secolo, Sasha e Zhilin, rispettivamente sottufficiale e soldato semplice, vengono catturati da Abdul-Murat, abitante di un remoto aul ceceno (l’aul è un villaggio fortificato tipico delle montagne del Caucaso). Rinchiusi insieme, i protagonisti iniziano a fraternizzare e una speranza di salvezza arriva quando Abdul-Murat offre loro la libertà in cambio di quella del figlio, prigioniero a sua volta dei russi.

Questo film incentrato sulla lotta per la vita durante un conflitto etnico è un adattamento dell’omonimo racconto di Lev Tolstoj. Nel 1997 è stato nominato agli Oscar nella categoria “Miglior film in lingua straniera”.

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6 / “Brother” (1997)

Rientrato dalla guerra cecena, Danila Bagrov prende parte a una rissa sul set di un video di una band rock. Lo portano dalla polizia e minacciano di fargli passare seri guai se non troverà un lavoro. Il ragazzo viene rimproverato dalla madre che, per evitare situazioni analoghe in futuro, lo manda a San Pietroburgo dal primogenito Viktor per farlo “rieducare”. Tuttavia, il protagonista scopre che suo fratello è diventato un’autorità nel mondo criminale e ne segue le orme.

Nel suo film, Aleksej Balabanov parla di un uomo che dopo la guerra non riesce a integrarsi nella società e torna a impugnare le armi. Questa pellicola di culto ha influenzato profondamente la cultura del mondo russofono e racconta l’effetto della guerra su coloro che da essa tornano. 

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7 / “Mama, ne gorjuj” (1998)

In una cittadina di provincia sul mare si celebra un matrimonio. I festeggiamenti, però, vengono rovinati da un boss criminale che si fa chiamare “Il Turista”. Quest’ultimo, avendo importunato la sposa, riceve un colpo alla testa dal marito. La polizia decide insieme ai malviventi di punire lo sposo, che però fugge. A quel punto tutti iniziano a dargli la caccia: la polizia, i criminali e i parenti. 

Per il pubblico degli anni Novanta, questa commedia è diventata una rappresentazione satirica dell’epoca del crimine romanticizzato, durante la quale i mafiosi giravano liberamente con le armi e la tossicodipendenza non era più una realtà esotica appartenente solo ai film stranieri. “Mama, ne gorjuj” (traducibile liberamente come “Mamma, non ti affliggere”; “Mamma, non piangere”) distrugge abilmente tutti i miti sovietici, che avevano impiegato più tempo a nascere e ad affermarsi che a crollare definitivamente.

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8 / “Pro urodov i ljudej” (1998)

Johann, proprietario di un atelier fotografico, realizza normali ritratti, ma nessuno sa che clandestinamente scatta anche fotografie erotiche con soggetti sadomasochistici. Non riuscendo a contenere i suoi impulsi creativi, distrugge gradualmente due intere famiglie, corrompendole e rendendole vittime del suo hobby depravato.

Il regista Aleksej Balabanov ha ammesso che il film sarebbe dovuto uscire prima, ma, a causa della trama provocatoria, è stato molto complicato trovare i fondi per realizzare il suo progetto.

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9 / “Khrustaljov, mashinu!” (1998)

Gli eventi del film ruotano attorno a Jurij Klenskij, generale del servizio medico militare, durante il periodo del cosiddetto “complotto dei medici” (un processo montato dalle autorità sovietiche con le false accuse di cospirazione e omicidio di importanti leader dell’Urss). Il protagonista avverte il pericolo e inizia a bere molto cognac, specialmente dopo aver avuto un incontro a faccia a faccia nell’ospedale con un suo sosia. Sapendo che si tratta di un mezzo utilizzato dagli organi statali di sicurezza per i processi montati, capisce che sarà lui il prossimo bersaglio nel complotto. 

Lo stesso regista Aleksej German ha affermato che questo film ha tentato di risalire alle origini dei problemi della Russia e di rispondere alla domanda circa il perché i russi siano così infelici. Al Festival di Cannes, dove venne presentata la première del film, i critici non accolsero positivamente la pellicola, salvo poi scusarsi in seguito per le loro dure osservazioni e riconoscerla come una delle migliori del decennio.

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10 / “Voroshilovskij strelok” (1999)

Katja, una studentessa di una scuola di musica, è vittima di una violenza sessuale di gruppo. Il padre di uno dei colpevoli è un colonnello e li aiuta a insabbiare le indagini. Tuttavia, Ivan Afonin, nonno di Katja e veterano della Seconda Guerra mondiale, non intende lasciare i violentatori impuniti e decide di farsi giustizia da solo, iniziando una vera caccia all’uomo.

Nonostante l’immensa popolarità, il film è stato oggetto di severe critiche per aver romanticizzato la vendetta e la giustizia privata. L’espressione “Voroshilovskij strelok” (traducibile come “tiratore di Voroshilov”, un riferimento al nome del famoso maresciallo, nonché nome di un distintivo attribuito ai cittadini sovietici che imparavano a usare le armi) è diventata dopo questo film un modo di riferirsi a chi si fa giustizia da solo. Alcuni di questi improvvisati “giustizieri” si sono ispirati direttamente alla pellicola di Stanislav Gorovukhin, come ad esempio ha ammesso un pensionato condannato a Brjansk nel 2007 per aver sparato ad alcune persone che lo avevano picchiato.

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Se non vi sentite troppo sicuri del vostro russo e se non trovate sottotitoli adatti sotto i video qui segnalati, vi consigliamo di dare un’occhiata per i sottotitoli italiani sul sito perestroika.it


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